di Fernando Crociani
Baglioni
Il tradizionalismo
ispanico afferma che l’origine della Regalità sta nella natura rerum, la natura delle cose, il diritto naturale rivendicato
dal Cattolicesimo, che costituisce il fondamento di ogni ordinamento giuridico.
(Francisco Elias de Tejada, Francisco Puy Muñoz, Rafael
Gambra Ciudad, Paolo Caucci von Sauken). “La natura, termine che
qui significa insieme, successione ed incrocio di molte cause morali e fisiche,
agenti per necessità o liberamente, va provvidenzialmente disponendo gli
avvenimenti in modo tale che si vada compiendo per via lenta e graduale, un
processo di demarcazione e differenziazione in stati e relazioni sociali
anteriori alla superiorità pubblica del soggetto, al quale per essere sovrano,
solo manca l’assoluta indipendenza dalla comunità pubblica che egli stesso
ordina”. (Enrique Gil Robles). “Se il potere si acquisisce conformemente al
diritto scritto o consuetudinario stabilito in un paese, vi sarà legittimità
d’origine; ma non vi sarà legittimità d’esercizio se il potere medesimo non si
conforma al diritto naturale. Cioè a dire al diritto divino positivo, alle
leggi ed alle tradizioni fondamentali che reggono la vita di un certo popolo.
Se manca la legittimità d’esercizio, può accadere che quando questa
illegittimità sia pertinace e costante – caso in cui si potrebbe arrivare ad
una tirannia – venga a scomparire ed a distruggersi anche quella d’origine. E può accadere, come molte volte avvenne nel Medioevo,
che cominciando il potere con una illegittimità d’origine, si giunga poi a
prescrivere il diritto del sovrano abbattuto, in quanto l’usurpatore acquistò
la legittimità d’esercizio”. (Juan Vásquez de Mella) . La Regalità, col suo
carisma della Corona, del Re e della Patria, non può certo nascere,
legittimarsi e perdurare nella storia, se nata da violenze e plebisciti
fasulli. Ma solo se nasce dalle lotte eroiche per la Fede e la liberazione dei
popoli, dalla sacertà della causa e l’etica cui si ispira, e dall’indole
combattente e religiosa di popoli che nei secoli vi anelino. E vi si
riconoscano e conformino, quale massima istanza, simbolo vivente e presidio monarchico-dinastico
di una realtà pubblica, di una società ispirata alla Fede dei padri, alla
tradizione religiosa dei sudditi da cui discende, alla concordia della nazione
nel suo complesso, delle regioni, comunità, realtà locali e corpi intermedi che
organicamente la compongono. Le
monarchie europee, che nel 1914 scatenarono l’autodistruzione del mondo
tradizionale che rappresentarono per un millennio, minate dall’interno e sotto
l’attacco del positivismo ottocentesco, avevano palesemente smarrito la sacertà
della loro missione storica e religiosa, il diritto divino dal quale si
intitolarono e gloriarono nei secoli. Offrendo irresponsabilmente l’occasione
alle forze rivoluzionarie massoniche, operanti dalle centrali di Londra e Parigi, dal XIX secolo, per distruggerle. Spianando
così la strada ai tragici totalitarismi atei e neopagani del XX secolo. E fatalmente, dopo un secondo conflitto
mondiale la cui tragicità non ebbe precedenti nella storia umana, e
settant’anni di bolscevismo, alla società laicista, nichilista, secolarizzata,
mondialista della globalizzazione, disgregata nel pensiero unico egemone nel
presente. Nonostante tanto crollo, l’ideale cristiano della Regalità, col fascino
tradizionale della Corona, simbolo sacro
ed eroico di Dio, Patria, Re, Tradizione, famiglia, identità e libertà, – vedi le nazioni cristiane dell’Europa
Orientale postcomunista, ortodosse e cattoliche, che conobbero persecuzione e
martirio – si colloca ancora oggi in cima alle forze spirituali, conservatrici e controrivoluzionarie. Nella
coscienza storica dei popoli liberati e risorti a nuova democrazia, nelle
istituzioni di fiera resistenza opposte; come nel ’51 a Stettino, nel ’56 a Budapest, nel ’68 a Praga, nell’81
a Danzica, nell’89 a Varsavia, Berlino,
Zagabria e Bucarest, nel ’90 a Mosca, Belgrado, Sofia e Tirana. Fronte all’aggressione
e dissoluzione dell’Europa Cristiana. Per la rinascita, la risurrezione della
nostra stessa Civiltà Cristiana.
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