venerdì 16 giugno 2017

Giambattista Vico e l’Europa

Nella «Scienza nuova» (capitolo III) Giambattista Vico scriveva:
«Ma in Europa, dove dappertutto si celebra la religione cristiana (che insegna un’idea di Dio infinitamente pura e perfetta e comanda la carità in­verso tutto il genere umano), vi sono delle grandi monarchie né lor costumi umanissime. Perchè le poste nel freddo Settentrione (come da cinquanta anni fa furono la Svezia e la Danimarca, così oggi tuttavia la Polonia e ancor l’In­ghilterra), quantunque siano di Stato monarchie, però aristocraticamente sem­brano governarsi; ma se i1 naturale corso delle cose umane civili non è loro da straordinarie cagioni impedito, perverranno a perfettissime monarchie.
In questa parte del mondo sola, perchè coltiva scienze, di più sono gran numero di repubbliche popolari che non si osservano affatto nell’altre. Anzi, per lo ricorso delle medesime pubbliche utilità e necessità vi si è rinnovellata la forma delle repubbliche degli etoli ed achei; e, siccome quelle furon intese da’ greci per la necessità d’assicurarsi della potenza grandissima de’ ro­mani, così han fatto i Cantoni Svizzeri e le Province unite ovvero gli Stati d’Olanda, che di più città libere popolari hanno ordinato due aristocrazie, nel­le quali stanno unite in perpetua lega di pace e guerra. E i1 corpo dell’imperio germanico è egli un sistema di molte città libere e di sovrani principi, il cui capo è l’imperatore, e nelle faccende che riguardano lo stato di esso imperio si governa aristocraticamente.
E qui è da osservare che sovrane potenze, unendosi in lega, o in perpe­tuo e a tempo, vengan esse di sè a formare Stati aristocratici, nè i quali entra­no gli anziosi sospetti propri dell’aristocrazie, come si è sopra dimostrato. Laonde, essendo questa la forma ultima degli Stati civili (perchè non si può intendere in civil natura uno Stato il quale a si fatte aristocrazie fusse supe­riore), questa stessa forma debb’essere stata la prima, ch’a tante pruove ab­biano dimostrato in quest’opera che furono aristocrazie di padri, re sovrani delle loro famiglie, uniti in ordini regnanti nelle prime città. Perchè questa è la natura de’ principi: che da essi primi incomincino ed in essi ultimi le cose vadano a terminare.

Ora ritornando al proposito, oggi in Europa non sono d’aristocrazie più che cinque, cioè Vinegia, Genova, Lucca in Italia, Ragugia in Dalmazia e No­rimberga in Lemagna, e quasi tutte son di brevi confini. Ma dappertutto l’Eu­ropa cristiana sfolgora di tanta umanità, che vi si abbandona di tutti i beni che possano felicitare l’umana vita, non meno per gli agi del corpo che per gli piaceri così della mente come dello animo».

da: "Il Pungolo", n. 6, gennaio 1991

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