martedì 31 gennaio 2017

Il culto liturgico di Carlomagno

Uno dei fatti poco conosciuti, ma con evidenti ripercussioni nell’identità cristiana occidentale, è il culto liturgico di Carlomagno nei territori dell’impero franco-germanico.
L’imperatore Carlomagno, riferimento storico-culturale anche per l’attuale contesto europeo, è stato, di fatto, uno dei principali responsabili della scissione delle Chiese, accelerando, a suo favore, quel processo di estraniamento che ha separato l’Occidente cattolico dall’Oriente ortodosso. Quest’accelerazione si è realizzata all’interno di un vasto movimento definito “riforma carolingia”.
Un tal operato, visto col senno di poi, non merita certo l’attribuzione di santità né, tantomeno, quel culto che verrà esaminato nelle seguenti righe. Le positive, straordinarie e iperboliche valutazioni nei riguardi dell’imperatore, celebrate liturgicamente, contrastano in modo drammatico con una certa coscienza e conoscenza storica attuale nei suoi riguardi.
Tuttavia, dal momento che si è stabilito questo culto, abbiamo il segnale che, lungo la storia, possono pure esserci attribuzioni di santità nei riguardi di personalità ordinarie o non degne di tale titolo. Tali attribuzioni nascono, evidentemente, per un fine politico e una convenienza pratica comprensibile in un determinato contesto.
(Testo tratto da: Robert Folz, Études sur le Culte liturgique de Charlemagne dans les église de l’Empire, Paris, pp. 112-115 ; 124-126).

Le preghiere della festaDalle fonti ci sono giunti una ventina di testi, di epoca e origine molto differenziate. Possono essere dive in due categorie: da una parte, le preghiere che risalgono all’epoca in cui fu composto il vero e proprio Ufficio liturgico di Carlomagno e che si espande ovunque il suo culto si modelli sulle disposizioni di Aix-la-Chapelle. Le altre preghiere, sono di tipo più comune, particolari a questa o quella chiesa. Nell’epoca moderna, viceversa, tende a prevalere una certa uniformità.

Testi originari di Aix-la-Chapelle
Fonte comune: ms 40 degli archivi capitolari (raccolta di collette del 1314 con ulteriori aggiunte, del XVII e XVIII secolo).

  1. Deus qui animae famuli tui Karoli aeternae beatitudinis praemia contulisti, concede propitius, ut qui peccato rum nostro rum pondere premitura aius apud te precibus sublevemur. Una delle più antiche orazioni della festa giuntaci dal messale di Aix-la-Chapelle del XIII secolo e ripresa dal diurnale di Verden (XIV-XV secolo) e il breviario d’Osnabrück del 1489. Il contrasto “pondus – levari” rivela che si tratta probabilmente di un adattamento della preghiera dal comune dei martiri “quia pondus propriae actioni gravat… intercessio gloriosa nos protegat”. Essa trova pure il suo normale posto nelle chiese in cui Carlomagno era venerato come martire. Nella stessa Aix, fu sostituita da tutta una serie di preghiere molto vicine alla Vita S. Karoli e contemporanee alla composizione dell’ufficio.
  2. Deus qui superhabundanti foecunditate bonitatis tuae, beatum Karolum Magnum imperatore et confessorem tuum, deposito carnis velamine, beatae immortalitatis trabea sublimasti, concede propitius, ut qui ad laudem et gloriam nominis tui honore imperii exaltasti in terris, pium ac propicium intercessorem habere mereamur in coelis.· Orazione a Aix-la-Chapelle, per tutte le feste di Carlomagno, primi vesperi e messa: Zurigo (XIII-XV secolo), Francoforte, Karlshof, clm 14279 (XV secolo), primi vesperi e messa; Mayence, messali del 1493, 1513, 1601; Münster, breviario del XV secolo; Brema, messale del 1509; Minden, messale del 1513; Praga, messale del 1522; Trèves messale del 1608; Paderborn, messale del 1668; Neustadt, messale del 1742. L’orazione è molto vicina alla Vita S. Karoli.
Superhabundanti foecunditate: I, 9; cf. III, 12 “fecunda bonitate divinae clementiae”.
Beatae immortalitatis trabea: III, 16, “veste beatae immortalitatis indutus”; la preghiera rafforza l’immagine sostituendo “vestis” con “trabea” il candido indumento ornato di porpora, insegna del console, per suggerire indubbiamente il legame tra i due imperi di cui Carlomagno è beneficiario.
Sublimasti – exaltasti: termini provenienti da I, 3 “factum est, ut perfectius sublimaretur et apice maiestatis imperatoriae exalteretur”; cf. I, 9 “in terra mirifice sublimatus”.
Ad laudem et gloriam: la formula si trova in I, 7 e in III, 18 verso la fine dei due capitoli.
Il legame terris-caelis può essere stato ispirato da I, 9 “ut cum gloria suscipi ab eo… in coelis qui cum ipso… gradiebatur in terris”.
La fine della preghiera (pium… in caelis) riproduce quasi testualmente quella dell’orazione dal comune dei dottori.
Immensae maiestatis Deus et bonitatis infinitae, qui fidelem atleta tuum Karolum Magnum imperatorem et confessorem tuum in terris gloria Imperii exaltasti, et dono gratiae tuae in coelis corona beatitudinis triumphare concedis, praesta quaesumus, ut sicut fidei christianae fidelissimus extitit propagator, ita pro nobis apud te pius existat intercessor.
· Presente a Aix-la-Chapelle, Zurigo, Sion, clm 14279, Karlshof: orazione delle Lodi.
Testo vicino al precedente e, come quello, pieno di gloria dell’Impero. Le fonti sono:
a) La Vita S. Karoli di cui le formule sono state sia testualmente riprese, sia adattate; cf. “divina bonitas” (I, 4), fidelissimus atleta (I, 4), in splendore imperialis dignitatis (I, 4), coronatum in coelis(DF), laurea aeternae felicitatis coronatus (III, 12), orthodoxae fidei verus cultor (I, 11), pacis propagator” (II, 6).
b) La preghiera di sant’Enrico, che ha dato l’idea generale “qui beatum Henricum e terreni culmine Imperii ad regnum aeternum transtulisti”.
Deus qui beatum Karolum Magnum imperatorem tuum et confessorem patronum iustitiae in terris esse voluisti, et consortio tuorum fidelium cum angelis et sanctis misericorditer associare dignatus es, praesta supplicibus tuis sic de eius veneratione laetari, ut pia eius intercessione, consortes aeternae beatitudinis fieri mereamur.
· Preghiera presente a Aix-la-Chapelle, Karlshof, clm 14279, Zurigo: orazione di Terza; Francoforte: orazione delle Lodi; Strasburgo, messale del XV secolo.
Tema principale dell’imperatore protettore del Diritto: Versus iustitiae patronus: I, 13; l’associazione di Carlomagno agli angeli proviene da III, 16 (angelici chori interesse consortio); l’idea di gioia è tratta nella conclusione del diploma di Federico proclamante la canonizzazione: Laetetur igitur et exultet…
Beati Karoli Magni imperatoris et confessoris tui quaesumus nos mundet et muniat oratio, quatenus illius patrocinio meritorum, veniam nostro rum consequamur delictorum.
· Presente a Aix-la-Chapelle, Karlshof, clm 14279: orazione di Sesta; Zurigo: orazione di Nona; Sion: orazione dei secondi Vesperi; Münster, breviario del XV secolo: alle Lodi; ms 940 di Damstadt; Münster, messale del 1633 e breviario del 1784.
La formula “mundet et muniat” ricorre sovente nell’ufficio divino ; cf. i suffragi dei santi nel Postcommunio; l’efficacia della protezione dell’imperatore è pienamente mostrata nella Vita III, 16 – in basilica ubi eius venerantur suffragia quicquid fideliter invenitur… effectu desiderabili praestatur; lo stesso Carlomagno ha ottenuto la remissione delle sue colpe: I, 13.
Adesto quaesumus nobis misericors Deus, ut qui fragilitatis nostrae illecebris incessanter obtundimur, meriti set precibus beatis imperatori set confessoris tui Karoli Magni, ad aeternae salutis gloriam misericorditer restauremur.
· Presente in Aix-la-Chapelle, Karlshof, clm 14279, Zurigo (1260): a Nona; Zurigo (1462): ai secondi Vesperi.
Contrasto tra i fedeli e lo stesso imperatore di cui la Vita I, 7 aveva scritto “ne vanis mundi illecebris operam daret”; cf. la preghiera di sant’Enrico “ut sicut illum… illecebras saeculi superare fecisti…”.
Maiestati tuae Domine Deus beati imperatoris et confessoris tui Karoli devota nos commendet oratio, ut sicut ipsius temporali venerazione laetamur, ita patrocinantibus eiusdem meritis aeterna beatitudine gaudeamus.
· Presente in Aix-la-Chapelle, clm 14279, Karlshof, Francoforte, Zurigo (1260): orazione ai secondi Vesperi; Zurigo (1462): orazione a Sesta.
Sono presenti due idee fondamentali: la gioia della festa su questa terra, condizione per quella dell’Al di là; la potenza dei meriti dell’imperatore espressa dal titolo stesso del trattato agiografico, De sanctitate meritorum.
Omnipotens et misericors rex gloriae, qui beatum Karolum imperatorem, defensorem Ecclesia tuae tribuisti et verae praedestinationis filium certis indiciis elegisti, da nobis indignis famulis tuis sic excellentiam venerari atque suffragiis promoveri, quatenus regnis cum eo sublimari mereamur sempiternis.
Libro di preghiera di Kampen, XV secolo.
Preghiera unica nel suo genere. A fianco del difensore della Chiesa (Vita, I, 2), l’autore del testo saluta in lui “verae filium praedestinationis… quem certissimis divina misericordia elegit indiciis” facendo qui allusione alla leggenda di sant’Egidio che la Vita S. Karoli racconta in questa serie (I, 13).
Deus qui beato Karolo Magno, Ecclesiae tuae sanctae propugnatori, hic sanctissimae Genitricis tuae templum erigendi, urbemque condendi spiritum infundisti, praesenti quaesumus infunde clero spiritum sapientiae et intellectus, rectoribus eius donum consilii et fortitudinis, civibus concordiae et pietatis, universoque populo mutuam, ut praecepisti, dilectionem.
· Presente a Aix-la-Chapelle, archivi capitolari, ms 62 (Pontificale, prima metà del XV secolo); f. 52 v. (aggiunta attorno al 1500), preghiera più recente rispetto alle altre, il cui tenore spiega che era limitata ad Aix-la-Chapelle; fu utilizzata nella celebrazione delle memorie dell’imperatore.
[…]

Conclusione
Dall’esame dei testi, sembra che si possano dedurre le seguenti osservazioni generali:
L’Ufficio e la Messa di Carlomagno sono evolute nel senso di una crescente concisione e semplificazione; dal Medioevo tutte le chiese non celebravano la liturgia dell’imperatore secondo l’ hystioria rythmica e questo finì, a partire dal XVI secolo, per non essere usato se non che a Aix-la-Chapelle; la messa di Carlomagno “imperatore e martire” ha, dalla sua parte, dovuto cedere il passo a schemi più sobri. Originalmente espressione dell’autonomia delle chiese, questi testi dell’ufficio e della messa, differendo dalla liturgia propria dell’imperatore, hanno dovuto senza dubbio contribuire al mantenimento del suo culto poiché esse collocavano Carlomagno, prima delle riforme del XVI secolo, in una precisa categoria di santi, quella dei confessori.
Per contro, le letture [dell’Ufficio] rimasero fino alla fine del XVIII secolo molto diversificate. Secondo l’uso, derivavano essenzialmente da due trattati agiografici. Uno, più diffuso, fu composto nel periodo seguente alla canonizzazione, l’altro, di diffusione più limitata, in seguito all’arrivo delle reliquie di san Carlomagno in una regione. A partire dal XVII secolo, l’elogio del Martirologio gallicano è il documento-base nella composizione delle letture. A tal proposito, è interessante notare come un testo composto inizialmente in Francia, contribuì a mantenere in Germania il culto di Carlomagno. Sono totalmente al di fuori di queste tre fonti, solamente le letture di sant’Emmeram-Metten (XV-XVI secolo), di Münster (XVIII secolo) e di Francoforte (XVII-XVIII secolo). Queste ultime sono molto vicine a quelle di Eginardo la cui biografia, che spunta dal XIII secolo nelle letture di certe chiese della parte meridionale dell’Impero, è utilizzata a partire dal XVII secolo nei testi liturgici sia sotto l’influenza del Martirologio gallicano, sia per la maggiore autenticità che sembravano dare al ritratto di Carlomagno.
Tra i temi che ispiravano i testi liturgici si noterà essenzialmente:
a. La personalità dell’imperatore come “fortissimo atleta di Cristo”, propagatore della fede, autore e mantenitore del Diritto, sovrano che ha saputo illustrare tutte le virtù cristiane; altrettante idee espresse con gradazioni d’espressioni proprie a ciascuna epoca, ma che proseguirono fino alla fine del culto. Non di può dimenticare, mescolata a questi titoli di santità, l’immagine del pescatore ravveduto, largamente riscontrabile nell’Ufficio proprio, incorporata nelle letture di Zurigo e di Sion e che, in epoca moderna, non sopravvisse se non nel confronto con David nelle letture di Münster. E’ incredibile constatare che questa sopravvivenza proseguì in una diocesi in cui l’ historia rythmica era rimasta in uso per lungo tempo.
b. La tradizione delle fondazioni di chiese da parte di Carlomagno, senza che, tuttavia, quest’idea – di cui si ricorda l’importanza che ebbe per legittimare il culto dell’imperatore – marchi fortemente il tenore dell’Ufficio. Essa si esprime con sottolineature che sorgono qua e là dai testi. Dal titolo iniziale “ecclesiae nostrae fondato et patronus” fino ad allusioni più precise a una fondazione reale o supposta da parte di Carlomagno. Le prime letture di Aix, quelle di Halberstadt, il falso diploma di Verden, le donazioni di Zurigo rappresentano un movimento d’idee che sopravvivrà fino al XVIII secolo nei breviari di Westfalia.
c. Per contro, tutte le chiese celebrano l’imperatore e l’Impero e attraverso ciò mantengono l’idea fondamentale che animò nel 1165 Federico I e Rinaldo di Dassel. Tale idea brilla nell’Ufficio proprio di Aix-la-Chapelle, si coglie nell’inno “O rex orbis” e nel secondo responsorio dei Mattutini “Tota pascente Francia”, un fondo di miracoli e fatti che si rapportano alla qualità del principe; essa anima molte orazioni e culmina nella sequenza “Urbs Aquensis”. Cosa vi è di più logico, dunque, che le letture dei Mattutini siano centrate sull’avvenimento dell’Impero per opera di Carlomagno o, come il caso di sant’Emmeram, riservino a questo momento un’importante parte del loro racconto? Pure dove l’incoronazione imperiale non fa parte di una narrazione propriamente detta, si ha visto in certi testi (Zurigo) glissare delle espressioni che fanno rivivere i temi dell’ideologia degli Staufen. Queste letture, testimonianze della mentalità e del periodo più brillante dell’Impero, contribuirono a conservare nello spirito clericale l’idea imperiale pure quando questa non corrispondeva più alla realtà dei fatti. Per la sua estensione e il suo contenuto questa nozione d’impero è quella che realmente prevalse nell’epoca di Carlomagno, il cui ricordo si era mantenuto fino agli Staufen e anche al di là di tali sovrani: l’Impero non faceva che una sola cosa con la Cristianità. Tutti i fondi antichi dei testi liturgici insegnano bene quest’assimilazione; sono i servizi resi dal re dei Franchi alla Cristianità che, in qualche sorta, costituiscono per lui il luogo per accedere al “culmen maiestatis imperatoriae”.
Sembra, quindi, che sia questo il punto sul quale è giunta, a partire dal XVI secolo, la trasformazione dello spirito del culto di Carlomagno. Ad eccezione di Aix-la-Chapelle, in cui l’antico Ufficio durò fino alla fine del XVIII secolo, i focolari del culto dell’imperatore adottarono testi in cui l’accento era spostato dall’Impero alla Chiesa: Carlomagno ne diviene il fedele ausiliare. Tuttavia l’idea d’Impero non sparisce da questi testi, poiché l’universalità dei servizi resi dall’imperatore alla Chiesa suppone un potere politico eccezionale. Molte volte quest’idea traspare attraverso i testi (vedi ad esempio Hildesheim o Trèves).
Tra le due concezioni, solo le letture di Francoforte cercano di ralizzare un certo equilibrio insistendo sul dualismo Respublica-Ecclesia. Ma questa Respublica, non ne dubitiamo, è ancora l’Impero, Impero spoglio d’aspirazioni universaliste, la monarchia che, dopo il XIV secolo, cerca di evolvere nel senso dei “regna”.
Attraverso i testi della liturgia dell’imperatore, si può pure seguire qualche vicissitudine dell’idea imperiale.
da: http://traditioliturgica.blogspot.it

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