avvenimenti, genealogie, storia, narrazioni, luoghi e fatti significativi delle storie e della tradizione delle famiglie, intese come primo, essenziale ed insostituibile nucleo naturale e non artificiale della comunità
lunedì 15 febbraio 2016
martedì 9 febbraio 2016
Casa Savoia alle origini di Fatima
La storia delle apparizioni mariane del 1917 a Fatima, in Portogallo, è nota
a tutti. Molto meno noto, direi sconosciuto, il fatto che il nome di quella
località sia strettamente legato alla storia della nostra reale Casa di Savoia.
Ecco le poche righe trovate in Wikipedia:
<<Il luogo prendeva nome da una chiesa fatta costruire da Mafalda di
Savoia (1125-1157), sposa del primo re lusitano dom Alfonso Henriques
(1128-1185). A questa regina si doveva la conversione della giovane Fatima,
fatta prigioniera dai cavalieri cristiani che combattevano l'islam in
Portogallo. Mafalda volle essere sepolta accanto a lei.
Da allora la storia dei Savoia si intreccia a quella del Portogallo. Il 16
ottobre 1454, la beata Filippina de' Storgi, una monaca in punto di morte,
predisse alle consorelle che la Madonna sarebbe apparsa a Fatima in Portogallo,
e altri avvenimenti della Casata. Apparteneva alla stessa famiglia di Mafalda,
fondatrice della chiesa di Fatima, anche Margherita di Savoia, la prima badessa
del convento di Alba.
Filippina de' Storgi era la figlia di Filippo II di Savoia-Acaia e ignorava che
il padre, fatto annegare il 20 dicembre 1368 nel lago di Avigliana, era invece
scampato alla morte e si era recato pellegrino a Fatima, e in altri santuari di
Francia.
Nel 1917 tre giovani pastori riferirono di aver visto apparire la figura di una
donna vestita di bianco con in mano un rosario, che identificarono con la
Madonna, 5 volte dal 13 maggio fino al 13 ottobre in un luogo chiamato Cova da
Iria.
Fatima è stata elevata al rango di città il 12 luglio 1997>>.
Riassumo:
1) una Regina di Casa Savoia ha convertito al cristianesimo una ragazza
musulmana di nome Fatima. Forse entrambe sepolte nella chiesa che diede il nome
a quella località.
2) Dal 1454 - cioè 453 anni prima - si sapeva che un'altra Regina, sposa e
madre di Dio, avrebbe visitato quel luogo.
3) Tra gli "altri avvenimenti della Casata" venne per caso predetto
anche l'esilio di re Umberto II che, con Fatima, condivise la solitudine di quei
luoghi lusitani?
4) Se una Regina umana convertì una ragazza musulmana, dobbiamo attendere da
una Regina celeste la conversione al cristianesimo del mondo islamico?
5) Esiste il precedente della Russia che la Vergine Santa invitò alla
conversione affinchè non spandesse le sue false ideologie in tutto il mondo.
6) "Alla fine il mio cuore immacolato trionferà" disse la Madre del
Figlio di Dio ai tre pastorelli di Fatima. Il Cielo non fa, come noi, le cose a
metà.
7) Perchè il "piano" si realizzi al più presto, siamo tutti invitati
a collaborare con la recita quotidiana del santo rosario. E' l'arma dei nuovi
"cavalieri cristiani" che intendono combattere tutte le eresie e le
"strutture di male" presenti nella società odierna. (s.t.)
martedì 2 febbraio 2016
Micol e Pierfranco Bruni, "Cinque Fratelli" (Ed. Pellegrini)
Quando la testimonianza diventa nobiltà. Dal mondo borbonico e nobiltà rinascimentale alla religiosità dei Bruni Gaudinieri nel racconto affascinante di Micol e Pierfranco Bruni che ricostruiscono una storia - destino
Una storia del Sud nella nobiltà del Regno di Napoli. È la storia di una famiglia borghese, nobile e militare da fine Ottocento ai giorni nostri. È un raccontare uno spaccato del Regno di Napoli attraverso la tradizione della famiglia Gaudinieri-Bruni, una famiglia stemmata, che ha segnato un percorso, in quella civiltà aristocratica e nobiliare, che ha visto come riferimento alcuni centri del Sud Italia e in particolare: San Lorenzo del Vallo, Spezzano Albanese, Cosenza, Terranova da Sibari, Acri oltre che Cagliari.
A scrivere Cinque fratelli. I Bruni-Gaudinieri nel vissuto di una nobiltà sono stati Micol e Pierfranco Bruni, i quali hanno tracciato un viaggio narrativo, completamente documentato da ricerche d’archivio, da un apparato storiografico e correlato da materiale fotografico appartenente alla famiglia Bruni. Il libro ha la collaborazione del Sindacato Libero Scrittori Italiani.
Del libro è stato realizzato un interessante Video curato da Anna Montella visibile cliccando qui.
Micol e Pierfranco Bruni hanno ricostruitola storia di una famiglia attraversandola con un linguaggio narrativo. I cinque fratelli sono Adolfo (commerciante), Mariano (matematico e intellettuale), Virgilio Italo (commerciante e possidente terriero), Luigi (segretario comunale) e Pietro (geometra ed esperto di fotografia d’arte).
Si parte però dalla famiglia d’origine, ovvero da Francesco Ermete (Alfredo) Bruni di San Lorenzo del Vallo e da Giulia Gaudinieri di Spezzano Albanese.
Il commercio e la nobiltà incontrano due famiglie che sono possidenti agrarie. È il mondo delle professioni che apre prospettive sia culturali che tecnico-amministrative.
La nobiltà militare è stata testimoniata dal colonnello Agostino Gaudinieri, più volte decorato nella Grande Guerra, che è parte integrante tra le pagine del libro.
Si parla di una famiglia, quella dei Gaudinieri-Bruni, ma si propone uno scavo meticoloso e speculare e una interpretazione nell’evoluzione delle risorse, delle economie e delle nuove forme aristocratiche nella Calabria del Nord e del Regno di Napoli.
Il libro si chiude con uno studio che lega la famiglia al culto paolano, documentato, grazie alla attestazione della Platea Gaudinieri dalla quale si evince il segno tangibile della comunanza tra l’Ordine dei Minimi e i Gaudinieri in una profonda visione cristiana.
mercoledì 27 gennaio 2016
lunedì 4 gennaio 2016
La vera storia di Luigi XIII,quando Dio donava i suoi Re
di Rino Cammilleri
Il re, denigrato come cornuto e cretino nei libri del garibaldino Dumas,
aveva il torto, secondo lui, di essere un vero credente che aveva come primo
ministro un cardinale
Nei romanzi di Alexander Dumas il re di Francia, Luigi XIII, è presentato
come un brav'uomo tutto sommato, però regolarmente tradito dalla moglie Anna
d'Austria, che prima se la fa col duca inglese di Buckingham (e viene salvata
dai Tre Moschettieri più Uno, che sventano in extremis la scoperta del suo
adulterio), poi partorisce due gemelli avuti addirittura da D'Artagnan. I
gemelli, uno buona e uno cattivo, diventano a turno Luigi XIV, il Re Sole,
prima che quello cattivo finisca in una cella con addosso la Maschera di Ferro.
Poiché i Tre Moschettieri più Uno combattono tutto il tempo contro il perfido
cardinale Richelieu, si capisce dalla trilogia (I tre moschettieri , Vent'anni
dopo e Il visconte di Bragelonner) da che parte tirasse la simpatia
dell'Autore.
I DUMAS
D'altra parte, certe simpatie le aveva respirate fin dalla nascita. Il suo vero
cognome era La Pailleterie, ma suo padre Thomas era conosciuto come le general
dumas, perché filio di un proprietario francese e una schiava haitiana.
Quest'ultima, africana, era addetta "alla masseria" (in francese, la
femme du mas). Thomas nacque mulatto e anche suo figlio Alexandre era di color
Obama. Thomas fece carriera nell'esercito durante la Rivoluzione francese e la
proseguì con Napoleone. Alexandre, lo scrittore, era fiero del soprannome del
padre, le cui idee ereditò: quando divenne ricco e famoso raggiunse Garibaldi
in Sicilia e finanziò generosamente i Mille. L'Eroe dei Due Mondi lo compensò
nominandolo Ministro della Cultura nella Napoli "liberata". In tale
carica , tuttavia, il Dumas rimase poco perché fu cacciato da una sollevazione
dei napoletani, i quali non avevano gradito l'apertura al pubblico delle sale
pompeiane "a luci rosse" nel museo ex borbonico. Suo figlio,
Alexandre Dumas jr., lo ebbe da una sarta vicina di pianerottolo (che tuttavia
non sposò, preferendole un'altra di maggior ceto).
Dumas junior, entrato nella storia della letteratura praticamente per una sola
opera (La signora delle camelie) passò i guai giudiziari a causa della sua
simpatia per l'anarchico italiano Sante Caserio, uccisore del presidente
francese Carnot. Insomma, nonno, figlio e nipote erano, ciascuno al suo tempo,
tutti e tre "di sinistra" (ma, come al solito, col portafogli a
destra). La denigrazione sistematica dell'Ancien Regime, quando Trono e Altare
collaboravano (e i re sceglievano i loro primi ministri tra i cardinali), era
la monotona ossessione dei laudatori del giacobinismo e Dumas senior ne fece la
filosofia dell'intera sua vastissima produzione. Da qui Richelieu malvagio e
Luigi XIII fesso e cornuto. I Tre Moschettieri li troviamo impegnati anche
all'assedio de La Rochelle, la fortezza ugonotta (cosi erano chiamati i
calvinisti francesi) sull'Atlantico che, ricevendo continuamente aiuti dagli
inglesi, costituiva una pericolosa porta d'ingresso alla Francia.
I LUIGI (XIII E XIV)
La storia (vera) dice che Luigi XIII, non riuscendo a venirne a capo, convocò i
domenicani nella capitale e chiese loro di guidare la recita del Rosario
davanti a tutta la corte. Poi li mandò come cappellani alle sue truppe che
assediavano La Rochelle. I religiosi distribuirono migliaia di rosari ai
soldati. Ogni sera, al lume delle torce, una statua della Madonna veniva
portata in processione attorno alle mura, mentre i combattenti intonavano inni
alla Vergine sotto il naso dei protestanti. L'importante piazzaforte si arrese
l'1 novembre 1628 e con la sua caduta cessarono definitivamente le guerre di
religione che avevano squassato la Francia per decenni. Il re, in memoria
dell'evento,fece innalzare a Parigi la grande chiesa di Notre Dame del
Victoires e consacrò solennemente il regno alla Madre di Dio.
Luigi XIII aveva anche un altro motivo di gratitudine nei confronti della
Madonna. Lui e Anna d'Austria si erano sposati giovanissimi nel 1615,ma per ventidue
anni la regina non ebbe che una serie di aborti spontanei. Avere figli, per un
re, non era solo il coronamento di un normale desiderio di paternità. Senza
eredi al trono, un regno rischiava di cadere preda di guerre senza fine per la
successione. Luigi e Anna ricorsero perciò alle preghiere dei sudditi. E il 27
ottobre 1637 frère Fiacre, un agostiniano del convento annesso a Notre-Dame del
Victorie, mentre era in preghiera con i confratelli nel coro udì distintamente
una voce interiore che gli diceva quanto segue: la regina doveva chiedere che
si recitassero tre novene alla Madonna perché facesse il miracolo, una al
santuario di Notre-Dame de Graces in Provenza, una in Notre-Dame di Parigi e
una proprio a Notre-Dame des Victories.
QUELLA VOCE
Non era la prima volta che il frate sentiva quella voce. Già due anni addietro,
quando era ancora novizio, l'aveva avvertita. Ne aveva riferito ai superiori ma
questi erano scettici. La notte del 3 novembre a Fiacre apparve la Madonna in
persona. Aveva un neonato che vagiva tra le braccia. Disse che si trattava del
figlio sospirato, il Delfino, e che Dio lo avrebbe donato alla Francia se si
fossero eseguite le tre novene. Poi mostrò al veggente il quadro mariano che si
trovava in Provenza a Notre-Dame de Graces e il luogo in cui era posto. Frèèe
Fiacre avvertì subito i sueriori, che questa volta gli diedero retta. Ma,
poiché né lui né loro avevano mai visitato il santuario provenzale indicato
dalla Vergine, vennero consultati alcuni fedeli che c'erano appena stati in
pellegrinaggio. E questi confermarono l'esattezza della descrizione.
A quel punto i superiori si convinsero del tutto e si attivarono per allertare
il cardinale de la Rochefoucauld, che aveva accesso alla coppia reale. I
regnanti, una volta informati, approvarono e incoraggiarono l'iniziativa.
Intanto, frère Fiacre, spinto dalla solita voce interiore, l'8 novembre aveva
cominciato la novena in nome della regina. Nel frattempo, la richiesta agli
altri santuari era partita dalla corte. Le tre novene vennero eseguite nei
tempi prescritti e il 5 dicembre il voto dei reali era stato soddisfatto (nel
1824 il "Voto di Luigi XIII" diventò celebre quadro che decretò il
successo del pittore Jean-Auguste-Dominique Ingres). Nove esatti mesi dopo
nacque il futuro Luigi XIV, cui venne imposto, tra gli altri, il nome di
Dieudonné, "donato da Dio".
da: "il Timone" settembre/ottobre 2015 e BastaBugie
n. 434
martedì 15 dicembre 2015
Immagini per il Grand Tour. La Stamperia Reale Borbonica
Dall'11 dicembre 2015 al 6 marzo 2016 il Museo dell'Istituto centrale per la grafica organizza la mostra Immagini per il Grand Tour. La Stamperia Reale Borbonica, in collaborazione con il Segretariato Regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la Campania ed il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Le opere esposte illustrano la varietà e la qualità della produzione editoriale della
Stamperia Reale di Napoli – fondata da Carlo di Borbone nel 1748 all'interno di Palazzo Reale - presentando una selezione di matrici e stampe, scelte tra quelle realizzate dal centro editoriale partenopeo tra il XVIII e il XIX secolo.
La mostra offre un'ampia panoramica degli alti livelli culturali della società che si muoveva intorno alla corte borbonica: dal progetto di costruzione della Reggia di Caserta di Luigi Vanvitelli (Dichiarazione dei disegni del Reale Palazzo) alle riproduzioni dei dipinti della pinacoteca farnesiana o dei costumi tradizionali del Regno, fino a spaziare alla paleontologia, alla botanica, alla geografia, alla fisica, come nel caso del primo libro italiano dedicato al nuoto e alla teoria del galleggiamento (L’uomo galleggiante). Ma la vera specializzazione di questa “casa editrice” del XVIII secolo si manifesta con l'ambiziosa impresa editoriale delle Antichità di Ercolano esposte (1757-1792), l'opera più importante dedicata all'archeologia del XVIII secolo, che contribuì a plasmare il gusto della cultura europea del tardo Settecento e inizio Ottocento, riproducendo gli straordinari ritrovamenti degli scavi, e non solo, in volumi di grande pregio destinati a un pubblico colto e facoltoso.
Nella prima sala del Museo dell'Istituto sono esposte le incisioni tratte dalle Antichità di Ercolano esposte; nella seconda le incisioni di traduzione da alcuni importanti dipinti della Collezione Farnese (da Correggio, Giulio Romano, Guercino) e nella terza le incisioni tratte da pubblicazioni monografiche dedicate a diversi argomenti: i papiri, i costumi del Regno, i terremoti, l'eruzione del Vesuvio, il primo trattato sul nuoto e i progetti per la Reggia di Caserta di Vanvitelli.
Nel 2011 la Direzione Regionale per i Beni culturali e Paesaggistici della Campania e il Museo Archeologico nazionale di Napoli hanno affidato all'Istituto 200 matrici della Reale Stamperia, selezionate entro un nucleodi quasi 6000 lastre. Dai rami, restaurati dal Laboratorio diagnostico per le matrici dell'Istituto centrale per la grafica, secondo specifici protocolli, sono state tratte le relative stampe di documentazione post restauro, tirate dai calcografi con il metodo tradizionale utilizzando l’unico torchio manuale tra quelli storici della stamperia dell’Istituto. In questa occasione sono state prodotte le cartelle di stampe donate ai Ministri del turismo durante il XIII Forum europeo del Turismo svoltosi a Napoli nel 2014.
Il catalogo, edito da Edizioni Scientifiche Italiane, è a cura di Maria Rosaria Nappi e contiene le introduzioni di Gregorio Angelini, Maria Antonella Fusco, Luca Maggi, Valeria Sampaolo; i testi sono di Rita Bernini, Angela Cerasuolo, Katia Fiorentino, Gabriella Mansi, Maria Rosaria Nappi, Ciro Salinitro, Valeria Sampaolo, Luigi Zuccarello.
Informazioni utili
Sede: Roma, Istituto centrale per la grafica, Museo dell'Istituto, via della Stamperia, 6 inaugurazione: 10 dicembre 2015 ore 18.00 date/orario: dall'11 dicembre 2015 al 6 marzo 2016 da lunedì a sabato dalle ore 10.00 alle ore 19.00 e domenica 3 gennaio, 7 febbraio, 6 marzo. Eventuali aperture straordinarie (Natale e Capodanno) saranno comunicate sul sito www.grafica.beniculturali.it e su Facebook ingresso libero. Visite guidate gratuite a cura del Servizio educativo; prenotazione obbligatoria sul sito www.grafica.beniculturali.it
Non è possibile accedere all'Istituto con bagagli, zaini o borse di grandi dimensioni. Non è disponibile il servizio di guardaroba.
Responsabile Ufficio Stampa: Angelina Travaglini con la collaborazione di Roberta Ricci ic-gr.ufficiostampa@beniculturali.itangelina.travaglini@beniculturali.it
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