Nella «Scienza nuova» (capitolo III) Giambattista Vico
scriveva:
«Ma in Europa, dove dappertutto si celebra la religione
cristiana (che insegna un’idea di Dio infinitamente pura e perfetta e comanda
la carità inverso tutto il genere umano), vi sono delle grandi monarchie né
lor costumi umanissime. Perchè le poste nel freddo Settentrione (come da
cinquanta anni fa furono la Svezia e la Danimarca, così oggi tuttavia la
Polonia e ancor l’Inghilterra), quantunque siano di Stato monarchie, però
aristocraticamente sembrano governarsi; ma se i1 naturale corso delle cose
umane civili non è loro da straordinarie cagioni impedito, perverranno a
perfettissime monarchie.
In questa parte del mondo sola, perchè coltiva scienze, di
più sono gran numero di repubbliche popolari che non si osservano affatto
nell’altre. Anzi, per lo ricorso delle medesime pubbliche utilità e necessità
vi si è rinnovellata la forma delle repubbliche degli etoli ed achei; e,
siccome quelle furon intese da’ greci per la necessità d’assicurarsi della
potenza grandissima de’ romani, così han fatto i Cantoni Svizzeri e le
Province unite ovvero gli Stati d’Olanda, che di più città libere popolari
hanno ordinato due aristocrazie, nelle quali stanno unite in perpetua lega di
pace e guerra. E i1 corpo dell’imperio germanico è egli un sistema di molte
città libere e di sovrani principi, il cui capo è l’imperatore, e nelle
faccende che riguardano lo stato di esso imperio si governa aristocraticamente.
E qui è da osservare che sovrane potenze, unendosi in lega,
o in perpetuo e a tempo, vengan esse di sè a formare Stati aristocratici, nè i
quali entrano gli anziosi sospetti propri dell’aristocrazie, come si è sopra
dimostrato. Laonde, essendo questa la forma ultima degli Stati civili (perchè
non si può intendere in civil natura uno Stato il quale a si fatte aristocrazie
fusse superiore), questa stessa forma debb’essere stata la prima, ch’a tante
pruove abbiano dimostrato in quest’opera che furono aristocrazie di padri, re
sovrani delle loro famiglie, uniti in ordini regnanti nelle prime città. Perchè
questa è la natura de’ principi: che da essi primi incomincino ed in essi
ultimi le cose vadano a terminare.
Ora ritornando al proposito, oggi in Europa non sono
d’aristocrazie più che cinque, cioè Vinegia, Genova, Lucca in Italia, Ragugia
in Dalmazia e Norimberga in Lemagna, e quasi tutte son di brevi confini. Ma
dappertutto l’Europa cristiana sfolgora di tanta umanità, che vi si abbandona
di tutti i beni che possano felicitare l’umana vita, non meno per gli agi del
corpo che per gli piaceri così della mente come dello animo».
da: "Il Pungolo", n. 6, gennaio 1991
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